La ferriera nasce ad Omegna (VB) da una piccola azienda produttrice di fil di ferro fondata nel 1857 da Vittorio Cobianchi.
Negli anni compresi trai il 1888 e il 1891 l’azienda, sfruttando le acque di un canale artificiale emissario del lago d’Orta, utilizza macchinari più moderni sia a vapore che elettrici: la produzione e conseguentemente la mano d’opera aumentano.
Agli inizi del Novecento lo stabilimento si estende su di un’area di 120.000 metri quadri e occupa 500 operai circa.
Negli anni Venti l’azienda attraversa un periodo di crisi e la proprietà passa dal figlio di Vittorio al genero, avvocato Alliata, che, grazie alla diversificazione dei prodotti, riesce a risollevarne le sorti. Il periodo di maggior sviluppo, quando la mano d’opera assomma a 1.400 operai, si interrompe negli anni cinquanta con la chiusura di alcuni reparti.
Negli anni Settanta il gruppo Alliata cede l’attività al gruppo Pietra di Brescia che la porta avanti fino al 1982 quando la fabbrica chiude definitivamente i battenti.
Su di una parte dell’area della metallurgica sorge adesso il “Forum Omegna”, istituzione che promuove la ricerca storica e la conservazione della memoria della civiltà industriale del territorio.
Una notizia degna di rilievo è la storia del Ferrital perche’ si ricollega a quanto scritto nella scheda della “Meccanica Romana” a proposito del tentativo di estrarre ferro dalla sabbie di Ostia.
“C’è stata poi la questione del Ferrital. Il fatto è questo: due ingegneri che si occupavano anche di siderurgia, si chiamavano Arata e Venzi, romani, ebbero l’idea di sfruttare le sabbie ferrifere del lido di Ostia.
C’erano delle enormi distese di questa sabbia che era nera e proveniva addirittura dall’epoca romana, perché i romani sapevano fare anche l’acciaio, le spade dei romani non erano di ferro ma d’acciaio. Allora loro hanno fatto un procedimento, l’hanno studiato e succedeva questo: mettendo in un forno elettrico del minerale di ferro il prodotto che saltava fuori era la ghisa, mettendo in un forno elettrico delle sabbie ferrifere del lido di Ostia assieme a qualche correttivo di alluminio e a un po’ di carbone dolce, di quello che fanno i carbonai con la legna delle valli, anziché saltar fuori della ghisa, chissà perché saltava fuori del ferro quasi puro, ferro astrale, siderale, cioè quello che c’è nel cosmo. Era un ferro che aveva delle qualità fantastiche: duttile, malleabile, insomma assomigliava in modo incredibile al rame, era talmente dolce che assomigliava al rame.
Allora c’era l’autarchia, uno che avesse trovato la maniera di sostituire al rame costosissimo e introvabile per noi italiani – capirà, non abbiamo neanche gli occhi da piangere in materia di rame – e l’avesse sostituito con un ferro dalle stesse caratteristiche proveniente da un magazzino enorme come le sabbie del lido di Ostia, diventava un salvatore della patria. Allora di questo Ferrital se n’è parlato in tutte le salse… Saltava fuori questo ferro però succedeva che per ottenerlo non bastava fare una sola colata, bisognava rifonderlo due o tre volte e costava un occhio della testa, altro che il rame. Allora cosa ha pensato il nostro Commissariato per le produzioni di guerra? Ha pensato di adoperare questo Ferrital per fare i bossoli delle cartucce di mitragliatrice e di fucile oppure per fare rocchetti di ferrocromo, perché fosse ancora più inossidabile, dato che il ferro siderale da solo si ossidava.
Quei rocchetti li abbiamo fatti e servivano per i siluri telecomandati o qualcosa del genere. Noi allora, con quella scusa lì di fare il Ferri- tal, ottenevamo con molta facilità tutte le altre cose come il carbone e le ferroleghe, ma è stato un bluff. L’esperimento ad ogni modo in Italia l’ha fatto solo la Cobianchi. E il “Corriere della Sera” nel ’39 titolava: Un interessante dimostrazione a Omegna. Naturalmente i tedeschi, la prima cosa che han chiesto venendo qui è stato il Ferrital, sapevano che qui c’era il Ferrital, invece han trovato..”
Il libro da cui è stata tratta la testimonianza precedente è “Uomini di Ferriera” di Filippo Colombara.
Attraverso le testimonianze degli operai della Metallurgica Vittoria Cobianchi scorrono i momenti salienti del Novecento: le prime attività sindacali, l’occupazione della fabbrica, il ventennio fascista, la resistenza ed infine le lotte contro la chiusura.
Un libro importante per non lasciar cadere nell’oblio quella che è stata la realtà operaia del 900.
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Riferimenti in rete
- Il sito del Forum Omegna
- La Nera torna a casa (da La Stampa)